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Come verificare un video
Strumenti utili
- La guida di Bellingcat per principianti per la geolocalizzazione dei video.
- I trucchi per smascherare un deepfake.
- Come scoprire se una voce è vera o creata con l’intelligenza artificiale.
- La guida di Observers France 24 per la verifica di foto e video sui social media.
- Google Fact Check Tools, uno strumento per ricercare gli articoli di fact-checking pubblicati in tutto il mondo.
LA NOSTRA GUIDA
Saper fare ricerche su contenuti visivi trovati online è importante. Permette di capire se sono reali e se sono stati condivisi con il proprio contesto corretto. Oltre alle immagini, a cui abbiamo dedicato un capitolo a parte, anche i video possono essere un veicolo di disinformazione. Ma grazie a varie tecniche e strumenti abbiamo la possibilità di capire a cosa si è di fronte. Anche se bisogna tenere a mente che non è sempre possibile verificare ogni video, a meno di non acquisire il file originale.
Tanti piccoli passaggi
Il primo passaggio possibile da fare è capire da dove proviene il filmato che stiamo vedendo, chi lo ha pubblicato per primo, quando e dove. Per completare questa operazione, ci può essere utile leggere la descrizione e vedere se la persona ha scritto di aver registrato la scena in prima persona, o di aver condiviso un video preso da qualche altra parte. Occorre sempre e comunque verificare la fonte, capire se è attendibile oppure no.
Dopo questo passaggio, è utile selezionare una singola schermata (frame) e fare con essa una ricerca inversa per immagini, di cui parliamo nel capitolo sulla verifica delle immagini. In questo modo si potranno avere risultati per risalire ad altri siti e forse anche alla fonte primaria del video. Ci sono poi altri strumenti, come Amnesty International’s YouTube Dataviewer oppure l’estensione browser InVid, che possono permettere di capire se un video è già stato pubblicato in altri siti e il luogo in cui è stato filmato. Ma non solo: risalire alla fonte, quando possibile, permette di confrontare il video originale con quello che si sta analizzando, per capire se è stato tagliato o modificato in altri modi. È molto facile infatti ritagliare una parte di video per diffondere disinformazione.
Sebbene la ricerca inversa delle immagini può portare alla luce molti video falsi, non è una soluzione perfetta per i filmati, perché non sempre si riesce a trovare la corrispondenza esatta.
La descrizione del video può essere utile anche per ricavare altre informazioni, come acronimi, nomi di luoghi e altri dettagli che possono rivelarsi ottime parole chiave per ricerche online. Se la descrizione è in una lingua straniera, si può ricorrere a un traduttore online, e se compaiono acronimi sconosciuti vale la pena controllarne il significato su un motore di ricerca.
Per cercare di contestualizzare il video che si sta analizzando, è sempre utile fare una ricerca online tramite parole chiave della scena che le immagini e la didascalia raccontano (anche tramite parole straniere), e capire se è una cosa successa davvero ed è stata raccontata nel modo giusto.
Un altro elemento molto importante da prendere in considerazione per verificare un filmato è il luogo fisico in cui è stato registrato. Occorre quindi osservare scrupolosamente e raccogliere tutti gli indizi utili a localizzare il luogo mostrato. Una strada caratteristica, il nome di una via, un edificio, una chiesa, una fila di alberi, una catena montuosa, un ponte sono tutti buoni punti di riferimento da confrontare con le immagini satellitari e le fotografie geolocalizzate. Se la fotocamera si imbatte nel nome di un’azienda, questa potrebbe essere facilmente ricercata online. Un cartello stradale potrebbe fornire indizi sulla posizione precisa. Le targhe delle auto o i cartelloni pubblicitari possono indicare i dettagli del Paese e di una provincia. Anche la luce del sole, le ombre e l’ora approssimativa dell’evento possono essere utili.
Strumenti come Google Maps o Wikimapia consentono la ricerca e la visualizzazione di carte geografiche di buona parte del mondo. In particolare, la funzione Street View di Maps permette di immergersi e viaggiare all’interno di un luogo selezionato, percorrendo numerosissime strade al mondo, con un semplice click, come se si fosse lì sul posto. Da tenere a mente che le immagini di Google Maps vengono aggiornate spesso, anche se non sono in tempo reale.
Un ulteriore passaggio da fare è controllare ciò che viene detto nel filmato, perché potrebbe riservare informazioni utili per la geolocalizzazione o altre indicazioni simili. Se il video è in una lingua straniera, si può estrapolare il copione di ciò che viene detto tramite strumenti appositi (come Amberscript), che possono poi essere tradotti online. Anche i sottotitoli sono importanti per estrapolare informazioni. Ma va tutto sempre verificato, perché anche questi possono essere veicolo di disinformazione.
Infine, si può scaricare il video e controllare i suoi metadati, ovvero tutte quelle informazioni “dietro le quinte” che possono includere dettagli sulla fotocamera, sull’obiettivo e sulle impostazioni di scatto utilizzate, informazioni opzionali sul fotografo, sulla location e altro ancora. Sebbene la maggior parte delle piattaforme di social media elimini queste informazioni una volta che il video è stato caricato, se si dispone del materiale originale, potrebbero esserci indizi sull’origine del video.
I deepfake
Grazie all’evoluzione tecnologica è possibile modificare e creare dei filmati in maniera molto precisa. Navigando su Internet può capitare infatti di imbattersi nei cosidetti deepfake, termine con cui si indicano i risultati di una tecnica (e qualche volta anche la tecnica stessa) che parte da contenuti reali e che sfrutta l’apprendimento automatico dell’intelligenza artificiale per dare vita a una sintesi dell’immagine umana quasi del tutto indistinguibile dall’originale.
La storia dei deepfake è iniziata più di vent’anni fa in un laboratorio dell’università di Berkeley, in California, dove tre scienziati avevano dato vita a un progetto chiamato Video Rewrite, con l’obiettivo di modificare riprese video esistenti di una persona che parlava, per sincronizzare il suo labiale con le parole contenute in una traccia audio diversa. Quel primo esperimento si era servito del machine learning, una tecnica di apprendimento automatico che consentiva all’intelligenza artificiale di creare collegamenti tra i suoni prodotti dal soggetto del video e la forma del suo viso, e ha aperto la strada a un vero e proprio filone di ricerche, ancora oggi molto attivo.
Oggi i deepfake non sono più semplicemente in grado di associare un suono a un movimento dei muscoli facciali, ma possono agire sull’intero corpo di una persona e farlo muovere in modo del tutto credibile, attraverso un’intelligenza artificiale più evoluta che può “apprendere” da una vasta libreria video di movimenti umani. L’evoluzione tecnologica sta rendendo sempre più difficile distinguere la finzione dalla realtà.
Ci sono però alcuni trucchi che possono aiutare a provare a capire se il video è reale oppure no. Ad esempio, bisogna prestare attenzione a eventuali trasformazioni del viso, alla pelle (se è troppo liscia o troppo rugosa), alle dimensioni degli elementi del viso, alla presenza o meno di peluria sul volto, e al modo in cui la persona sbatte le palpebre e muove le labbra. Anche le ombre sul viso e più in generale l’illuminazione del video sono alcuni dettagli da valutare, perché i deepfake non sono ancora del tutto in grado di rappresentare al meglio la naturalezza di una scena.
Non c’è ancora un modo semplice, facile e sicuro per individuare i filmati falsi in un solo passaggio. Ciò che serve, quindi, è affidarsi al buon senso e alla ricerca creativa, aiutandosi con gli strumenti che abbiamo elencato.
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